MAGIA D'ESTATE
opera 3° classificata - sezione Narrativa
2° Edizione 2010 - Concorso Nazionale "La Luna e il Drago"
MAGIA D’ESTATE
Questa lunga estate ci ha portati molto lontano.
Questa cappa di caldo ha interrotto il corso del tempo.
Voglio raccontarti una storia. Eravamo bambini, quando l’estate esplodeva e niente poteva fermare la vita. Sono nata su un prato, conosco la magia che nasconde la terra.
Andavo in bici, scendendo dal piazzale di ghiaia al piccolo bosco. Cadevo spesso ma le ginocchia sbucciate non hanno mai fermato la mia voglia di andare. Ai piedi dell’albero ho raccolto un piccolo ramo, non apparteneva alla pianta. Foglie diverse, profumo diverso. Chi l’aveva portato lì? Nessuno intorno, sono sola con la mia crosticina riaperta che sanguina un poco. Canta un merlo e, alzando lo sguardo, vedo un’ombra spostarsi. Credo sia un uccello in volo, forse il merlo o un passero in cerca di cibo. Forse è l’ala che spostandosi ha lasciato la sua impronta in volo. Ogni tanto immagino di vedere scoiattoli girare tra i rami ma qui di scoiattoli non ce ne sono. La mia mano ha lasciato cadere il rametto, già presa da altri pensieri sto per riprendere la bici quando vedo un piccolo cerchio di sassi, due passi più in là. Adesso è mistero. Non ci sono altri bambini a giocare qui attorno, mia sorella è alle prese con altre faccende e ha superato i giochi infantili. Non entra nessuno, neanche di notte, altrimenti il cane di guardia abbaierebbe cercando di svegliare la luna. Un rametto, dei sassi e… polline d’oro all’interno del cerchio. Sembra che un piccolo mago sia passato da queste parti per fare un incantesimo. Forse è qui intorno che cerca ali di pipistrello per il suo calderone ma non c’è fuoco e non ci sono pentole. Non è stato il merlo e nemmeno l’impudente cornacchia. Né la formica o la cicala che ancora dorme prima di iniziare il suo canto. Sono una bambina, questi pensieri passano senza queste parole, con sentimenti semplici di stupore e curiosità. Qualcuno ha portato queste piccole cose, forse è qui attorno che cerca altro ancora per dare inizio ad un rito. Conosco gli gnomi e le fate, so che abitano al nord, molto lontano.
Giro attorno all’albero, in cerca di altre tracce. Mi siedo appoggiandomi al tronco, il sole comincia ad arrivare più forte. Chiudo gli occhi e lo vedo, si nasconde subito al riparo di una foglia caduta. Grido “Ehi!” ma non si muove nessuno. Faccio finta di dormire, russo pure un pochino ma la palpebra è troppo eccitata e si alza di continuo. La foglia è come morta per sempre, piatta sul terreno. Credo di averlo spaventato e lui è fuggito. Mi alzo, prendo la bici, a voce alta dico “Vado via, tanto qui non c’è nessuno”. La gamba ha un piccolo rivolo rosso che scende, con la mano lo asciugo e mi avvio verso casa. Faccio pochi metri e mi acquatto in silenzio dietro un altro albero e aspetto, trattenendo il respiro. Passano i minuti, lenti, ho paura di fare rumore nel riprendere fiato. Mentre le guance gonfie sbuffano piano, la foglia si alza e un piccolo essere, lo chiamo il mago del bosco, con il viso impaurito va verso il cerchio di sassi. Controlla che sia tutto come lo aveva lasciato, poi si allontana e raccoglie qualcosa. Sparisce e io lo aspetto, non posso andar via senza scoprire il suo segreto. Credo di essermi appisolata, la sera sta scendendo, i grilli prendono il posto dell’estenuante cicala e l’aria è più riposata. Ancora si sente il caldo ma le prime stelle rinfrescano il cielo. Mi stropiccio gli occhi, i sogni hanno confuso i miei pensieri e ci metto un po’ a ricordare perché sono qui, nel piccolo bosco, a quest’ora.
Un lieve rumore coglie la mia attenzione, qualche albero più in là e improvvisamente tutto ritorna. Il piccolo mago è affaccendato attorno al suo piccolo cerchio, vi getta frammenti di petali, gocce di resina e spolvera l’aria col rametto che ha portato da un luogo lontano. Vedo la sua bocca muoversi ma non riesco a sentire quello che dice, forse mormora un sortilegio o una preghiera. Tutto intorno a lui si raccolgono lucciole che brillano a intermittenza girandogli intorno. Una luce si alza dal cerchio di sassi, sembra arrivare fino al cielo. Sono a bocca aperta, forse dovrei aver paura ma la meraviglia è molto più forte, non so cosa stia accadendo ma sta capitando proprio davanti ai miei occhi, pieni di lacrime dall’emozione. Il tempo è immobile, non esiste notte e non esiste domani. Ma la magia finisce all’improvviso, si leva il fumo da un fuoco che non si è mai acceso, c’è qualcosa nell’aria, come parole sospese che scompaiono nel buio. Il mago non c’è più e le lucciole si disperdono in giro.
È mattina, l’estate è ancora fuori le finestre che chiama. Ho dormito molto la notte passata, popolata da sogni ed esseri strani. Faccio colazione, affamata, poi scendo a prendermi il sole e la gioia di queste vacanze. Salgo in bici, faccio un lungo giro fino al piccolo bosco. Niente maghi o elfi venuti a popolare il giorno ma sono felice lo stesso. Sto pensando a cosa fare di questa lunga giornata, con lo sguardo che segue i miei piedi che disegnano cerchi sul terreno. C’è del sangue vicino a dei piccoli sassi e proprio lì accanto un fiore, bellissimo, nuovo. Vorrei disegnarlo e vado a casa a prendere carta e matita. Sono sul comodino accanto al mio letto, li prendo e ritorno. Mi siedo appoggiando la mano per terra e mentre disegno una piccola nube dorata si posa sul foglio. Allora….
Questo è il mio racconto e non so più se sia un sogno o un fatto di vita vissuto ma non importa, l’anima l’ha stampata dentro e adesso è memoria, comunque.
Sono tornata dove si è svolta questa avventura. Gli spazi tanto amati non sono cambiati ma ho scoperto che nel ricordo erano molto più ampi. Il piccolo bosco è racchiuso in un piccolo lembo di terra ma il cuore che guarda rivede con gli occhi di allora. È stato bello rincorrere i sogni e quella bambina, di cui ho poche foto ma tanti ricordi, ancora trasale alle ombre e aspetta che si trasformino in miracoli.
È stato un piacere raccontarti questa storia, senza morale e senza finale. Ti saluto, lascia che ti abbracci. Ti giri per andar via, sulla tua spalla un’impronta che luccica, sulla mia mano polline d’oro.
Sogna ancora, bambina, sogna…
opera 3° classificata - sezione Narrativa
2° Edizione 2010 - Concorso Nazionale "La Luna e il Drago"
MAGIA D’ESTATE
Questa lunga estate ci ha portati molto lontano.
Questa cappa di caldo ha interrotto il corso del tempo.
Voglio raccontarti una storia. Eravamo bambini, quando l’estate esplodeva e niente poteva fermare la vita. Sono nata su un prato, conosco la magia che nasconde la terra.
Andavo in bici, scendendo dal piazzale di ghiaia al piccolo bosco. Cadevo spesso ma le ginocchia sbucciate non hanno mai fermato la mia voglia di andare. Ai piedi dell’albero ho raccolto un piccolo ramo, non apparteneva alla pianta. Foglie diverse, profumo diverso. Chi l’aveva portato lì? Nessuno intorno, sono sola con la mia crosticina riaperta che sanguina un poco. Canta un merlo e, alzando lo sguardo, vedo un’ombra spostarsi. Credo sia un uccello in volo, forse il merlo o un passero in cerca di cibo. Forse è l’ala che spostandosi ha lasciato la sua impronta in volo. Ogni tanto immagino di vedere scoiattoli girare tra i rami ma qui di scoiattoli non ce ne sono. La mia mano ha lasciato cadere il rametto, già presa da altri pensieri sto per riprendere la bici quando vedo un piccolo cerchio di sassi, due passi più in là. Adesso è mistero. Non ci sono altri bambini a giocare qui attorno, mia sorella è alle prese con altre faccende e ha superato i giochi infantili. Non entra nessuno, neanche di notte, altrimenti il cane di guardia abbaierebbe cercando di svegliare la luna. Un rametto, dei sassi e… polline d’oro all’interno del cerchio. Sembra che un piccolo mago sia passato da queste parti per fare un incantesimo. Forse è qui intorno che cerca ali di pipistrello per il suo calderone ma non c’è fuoco e non ci sono pentole. Non è stato il merlo e nemmeno l’impudente cornacchia. Né la formica o la cicala che ancora dorme prima di iniziare il suo canto. Sono una bambina, questi pensieri passano senza queste parole, con sentimenti semplici di stupore e curiosità. Qualcuno ha portato queste piccole cose, forse è qui attorno che cerca altro ancora per dare inizio ad un rito. Conosco gli gnomi e le fate, so che abitano al nord, molto lontano.
Giro attorno all’albero, in cerca di altre tracce. Mi siedo appoggiandomi al tronco, il sole comincia ad arrivare più forte. Chiudo gli occhi e lo vedo, si nasconde subito al riparo di una foglia caduta. Grido “Ehi!” ma non si muove nessuno. Faccio finta di dormire, russo pure un pochino ma la palpebra è troppo eccitata e si alza di continuo. La foglia è come morta per sempre, piatta sul terreno. Credo di averlo spaventato e lui è fuggito. Mi alzo, prendo la bici, a voce alta dico “Vado via, tanto qui non c’è nessuno”. La gamba ha un piccolo rivolo rosso che scende, con la mano lo asciugo e mi avvio verso casa. Faccio pochi metri e mi acquatto in silenzio dietro un altro albero e aspetto, trattenendo il respiro. Passano i minuti, lenti, ho paura di fare rumore nel riprendere fiato. Mentre le guance gonfie sbuffano piano, la foglia si alza e un piccolo essere, lo chiamo il mago del bosco, con il viso impaurito va verso il cerchio di sassi. Controlla che sia tutto come lo aveva lasciato, poi si allontana e raccoglie qualcosa. Sparisce e io lo aspetto, non posso andar via senza scoprire il suo segreto. Credo di essermi appisolata, la sera sta scendendo, i grilli prendono il posto dell’estenuante cicala e l’aria è più riposata. Ancora si sente il caldo ma le prime stelle rinfrescano il cielo. Mi stropiccio gli occhi, i sogni hanno confuso i miei pensieri e ci metto un po’ a ricordare perché sono qui, nel piccolo bosco, a quest’ora.
Un lieve rumore coglie la mia attenzione, qualche albero più in là e improvvisamente tutto ritorna. Il piccolo mago è affaccendato attorno al suo piccolo cerchio, vi getta frammenti di petali, gocce di resina e spolvera l’aria col rametto che ha portato da un luogo lontano. Vedo la sua bocca muoversi ma non riesco a sentire quello che dice, forse mormora un sortilegio o una preghiera. Tutto intorno a lui si raccolgono lucciole che brillano a intermittenza girandogli intorno. Una luce si alza dal cerchio di sassi, sembra arrivare fino al cielo. Sono a bocca aperta, forse dovrei aver paura ma la meraviglia è molto più forte, non so cosa stia accadendo ma sta capitando proprio davanti ai miei occhi, pieni di lacrime dall’emozione. Il tempo è immobile, non esiste notte e non esiste domani. Ma la magia finisce all’improvviso, si leva il fumo da un fuoco che non si è mai acceso, c’è qualcosa nell’aria, come parole sospese che scompaiono nel buio. Il mago non c’è più e le lucciole si disperdono in giro.
È mattina, l’estate è ancora fuori le finestre che chiama. Ho dormito molto la notte passata, popolata da sogni ed esseri strani. Faccio colazione, affamata, poi scendo a prendermi il sole e la gioia di queste vacanze. Salgo in bici, faccio un lungo giro fino al piccolo bosco. Niente maghi o elfi venuti a popolare il giorno ma sono felice lo stesso. Sto pensando a cosa fare di questa lunga giornata, con lo sguardo che segue i miei piedi che disegnano cerchi sul terreno. C’è del sangue vicino a dei piccoli sassi e proprio lì accanto un fiore, bellissimo, nuovo. Vorrei disegnarlo e vado a casa a prendere carta e matita. Sono sul comodino accanto al mio letto, li prendo e ritorno. Mi siedo appoggiando la mano per terra e mentre disegno una piccola nube dorata si posa sul foglio. Allora….
Questo è il mio racconto e non so più se sia un sogno o un fatto di vita vissuto ma non importa, l’anima l’ha stampata dentro e adesso è memoria, comunque.
Sono tornata dove si è svolta questa avventura. Gli spazi tanto amati non sono cambiati ma ho scoperto che nel ricordo erano molto più ampi. Il piccolo bosco è racchiuso in un piccolo lembo di terra ma il cuore che guarda rivede con gli occhi di allora. È stato bello rincorrere i sogni e quella bambina, di cui ho poche foto ma tanti ricordi, ancora trasale alle ombre e aspetta che si trasformino in miracoli.
È stato un piacere raccontarti questa storia, senza morale e senza finale. Ti saluto, lascia che ti abbracci. Ti giri per andar via, sulla tua spalla un’impronta che luccica, sulla mia mano polline d’oro.
Sogna ancora, bambina, sogna…